venerdì 30 agosto 2013
lunedì 29 luglio 2013
lunedì 8 ottobre 2012
martedì 5 giugno 2012
sabato 2 giugno 2012
sabato 26 febbraio 2011
Solidarietà al giornalista Michele La Rosa
Querele contro i giornalisti: istruzioni per l’uso…
La nostra solidarietà al collega Michele La Rosa, denunciato per “diffamazione” sol perché in un suo articolo ha “osato” criticare l’operato di un ente comprensoriale della Valle dell’Alcantara che, evidentemente, si ritiene “intoccabile”...
Strutture di sviluppo che non riescono ad assolvere ai loro compiti istituzionali, limitandosi solo a creare occasioni occupazionali precarie dispensando incarichi a professionisti (o presunti tali…) nelle grazie del politico di turno e ad “accogliere” personale già impiegato in altri enti, senza produrre alcun dignitoso posto di lavoro in più. Valutazioni “critiche”, queste, che sono sulla bocca di tutti (per ascoltarle basta uscire in piazza o andare al bar), ma se un giornalista se ne fa “doverosamente” interprete riportandole garbatamente in un articolo… apriti cielo! Scatta subito il meccanismo “perverso” della querela per diffamazione, ovvero l’“arma” che il Codice Penale mette a disposizione per punire chi offende l’altrui reputazione.
Ma quale “reputazione” e di chi il collega giornalista Michele La Rosaavrebbe “offeso” nell’articolo a sua firma pubblicato da un quotidiano regionale l’1 aprile del 2010 e riguardante un noto ente pubblico comprensoriale avente sede nella Valle dell’Alcantara? Eppure, nei giorni scorsi, la Procura della Repubblica di Catania ha notificato a La Rosa un avviso di garanzia “per avere offeso la reputazione” dell’ennesimo dirigente provvisorio del suddetto ente; e sì…: perché, a quasi dieci anni dalla sua istituzione, tale “agenzia” è ancora priva di un Consiglio d’Amministrazione, per cui va avanti a “colpi” di gestioni commissariali disposte “d’imperio” dalla Regione Siciliana, e quella del commissario “offeso nella reputazione” è già terminata da un paio di mesi (al suo posto c’è attualmente un altro funzionario inviato da Palermo).
In ogni caso, al di là della “transitorietà” della persona sentitasi “offesa” e senza voler indossare i panni degli avvocati d’ufficio, basta affidarsi ad un comune vocabolario, a qualche fondamentale norma di legge ed ai pronunciamenti giurisprudenziali in materia di diffamazione per ragionevolmente ipotizzare che tutto si risolverà nella classica “bolla di sapone” (preceduta, però, da inutili spese per notificare gli atti processuali, da magistrati cui tocca sottrarre tempo a procedimenti più importanti e da “rogne” varie per l’amico giornalista La Rosa, costretto a munirsi di un avvocato ed a sobbarcarsi qualche viaggio alla volta della Procura etnea).
Riguardo al vocabolario, da esso apprendiamo che il termine “reputazione” attiene alla considerazione ed alla stima di cui un soggetto gode nella società; francamente, dunque, la critica che il giornalista querelato ha mosso ad un generalizzato andazzo di cose che investe, purtroppo, un po’ tutte le pubbliche istituzioni italiane e siciliane (incarichi solo a determinate persone perché – legittimamente, per carità! – ritenute “professionisti di fiducia”, scarsa incidenza degli enti pubblici nella risoluzione dei problemi della società, ecc.) non crediamo che possa aver minimamente intaccato la “reputazione” di un funzionario, sia pur momentaneamente responsabile dell’organismo oggetto della critica a mezzo stampa.
Bisogna, poi, tener conto del diritto di cronaca e di critica che la Costituzione Italiana, all’articolo 21, sancisce con particolare riferimento all’attività giornalistica. Quando tale norma recita che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione”, basta intendersi su come interpretare l’avverbio “liberamente”; e qui è illuminante la giurisprudenza, ossia l’insieme delle sentenze pronunciate dai giudici nel corso degli anni (i cosiddetti “precedenti”) in presenza di casi di diffamazione a mezzo stampa. E da tutte queste sentenze si evince che le notizie devono presentare un interesse pubblico, corrispondere a verità ed essere riportate in maniera serena, ossia senza utilizzare espressioni e toni offensivi e volgari. Ebbene: nel caso di specie la notizia era di interesse pubblico in quanto non riguardava la gestione di un condominio, bensì un’istituzione chiamata a curare, utilizzando soldi pubblici, determinati interessi della collettività; corrispondeva al vero in quanto l’ente in questione è ancora privo di un Consiglio d’Amministrazione democraticamente nominato e si avvale di personale transitato da altri enti nonché di consulenze affidate a professionisti esterni; il tutto, infine, è stato espresso in maniera serena, senza cioè sferrare attacchi personali a chicchessia per infangarne – e qui torniamo alla “parolina magica” – la cosiddetta “reputazione”.
Alla luce di tali considerazioni, il collega Michele La Rosa, validissimo giornalista proveniente dal Comune di Mojo Alcantara ed al quale va tutta la nostra solidarietà, non ci pare possa essersi macchiato del reato di diffamazione: la querela che ha ricevuto è il solito “spauracchio” agitato da chi si reputa “intoccabile” ed “usa” i giornalisti solo per comunicarci “belle notizie” o “commissionarci” servizi elogiativi(senza, peraltro, minimamente curarsi di dotare il proprio ente di un ufficio stampa, ma affidando comunicati e dichiarazioni a... ragionieri e geometri, deputati a svolgere tutt’altre mansioni).
Si dovrebbe, però, sapere che i giornali (e gli organi d’informazione in genere) sono una “finestra” sulla realtà, fatta non solo di “dotti” convegni, piacevoli eventi artistico-culturali, luoghi ameni e delizie enogastronomiche, ma anche - purtroppo - di problemi e disfunzioni che un giornalista ha il diritto ed il dovere di trattare, senza che nessuno si senta “offeso”…
Prima di minacciare o sporgere querela sarebbe, dunque, opportuno “frenare gli istinti” ed “azionare il cervello e l`intelletto” onde accertarsi se sussistano i requisiti di legge affinché tale strumento di difesa possa produrre effetti...
RODOLFO AMODEO
martedì 4 gennaio 2011
Che fine ha fatto la tratta ferroviaria dell’Alcantara “Taormina-Randazzo”?…
Ad ogni fine anno è tempo di bilanci, sia per i singoli individui che, più in generale, per le comunità. E come nei normali bilanci, anche in quelli “politici” vi sono “voci” che si riportano perennemente nel “passivo”.
Nella Valle dell’Alcantara è questo il caso della riattivazione della tratta ferroviaria Taormina-Randazzo, argomento “principe” di convegni, tavole rotonde ed articoli di giornale quando… si è a corto di notizie.
Per quanto ci riguarda, da un punto di vista giornalistico la questione, sia pur importante, non ci “appassiona” più di tanto (perché preferiamo informare su fatti reali e non su argomenti “stantii” o mere “dichiarazioni d’intenti” di personaggi in cerca di notorietà o che vogliono apparire “operativi”…) e ci limitiamo ad occuparcene solo allorquando essa viene “rispolverata” da chi riveste ruoli istituzionali e, come tale, ha il dovere ed il potere di fare (o di spingere chi sta sopra di lui a fare) qualcosa di concreto.
Prendiamo atto, dunque, del lodevolissimo accorato appello che Antonino Damico, consigliere comunale a Castiglione di Sicilia, rivolge in questi giorni ai sindaci dei Comuni dell’Alcantara, alle deputazioni nazionale e regionale ed alle Amministrazioni Provinciali di Catania e Messina «affinché la tratta ferroviaria Taormina-Randazzo non venga a perdersi anch’essa nei meandri delle opere abbandonate».
Il consigliere Damico, prende, in particolare, spunto da quanto accadeva circa un anno fa, quando i vari organi d’informazione sbandieravano ai quattro venti che era giunta a buon fine, dopo tutta una serie di incontri romani presso il Ministero delle Infrastrutture, la trattativa tra Ente Ferrovie e Società “Circumetnea” affinché quest’ultima assorbisse la tratta dell’Alcantara.
Sta di fatto che, da allora, tutto continua “regolarmente” a tacere, con caselli che cadono a pezzi ed altri affidati a privati che vi hanno già iniziato a svolgere attività imprenditoriali (ma forse – è una nostra personalissima opinione – anziché non fare nulla è proprio questa la soluzione preferibile, visto che di rimettere sulle rotaie il “caro vecchio” trenino dell’Alcantara non se ne parla proprio…).
Veniamo, quindi, a quanto scrive Antonino Damico rivolgendosi ai “potenti” nostrani, anche attraverso il nostro sito Web.
La tratta ferroviaria dell’Alcantara, attraversata dalla “mitica” Littorina, è rimasta “in vita” per circa un trentennio: solennemente inaugurata nel 1959, venne soppressa negli Anni Ottanta perché ritenuta “ramo secco”, ossia non più produttiva per l’ente ferroviario nazionale, già avviatosi lungo il sentiero della privatizzazione. L’assurdo è che, proprio qualche mese prima della chiusura, tale tratta è stata interessata da costosissimi lavori di ammodernamento (per svariati miliardi di vecchie lire), tra cui l’automazione dei passaggi a livello.
A che pro questo imponente sperpero di denaro pubblico visto che il destino della Taormina-Randazzo era già segnato?! Alla Corte dei Conti (organo deputato a giudicare sugli sprechi della pubblica amministrazione) l’ardua sentenza…
RODOLFO AMODEO
sabato 20 novembre 2010
martedì 28 settembre 2010
Record di partecipazione alla Festa del SS. Crocifisso
lunedì 20 settembre 2010
A Feramoju
lunedì 13 aprile 2009
sabato 28 marzo 2009
venerdì 23 gennaio 2009
mercoledì 14 gennaio 2009
domenica 28 dicembre 2008
giovedì 9 ottobre 2008
martedì 23 settembre 2008
giovedì 4 settembre 2008
venerdì 29 agosto 2008
lunedì 25 agosto 2008
sabato 23 agosto 2008
giovedì 7 agosto 2008
domenica 20 luglio 2008
sabato 12 luglio 2008
giovedì 1 maggio 2008
venerdì 25 aprile 2008
domenica 13 aprile 2008
Alabos o Abolos, di Antonio Piazza
martedì 8 aprile 2008
domenica 6 aprile 2008
sabato 5 aprile 2008
La leggenda del cieco ingannato
Da Trinacriae chorographia (1557) (Descrizione della Sicilia) di Antonio Filoteo degli Omodei.
L'Alcantara - Randazzo
La storia
Le vicissitudini dell’Alcantara - Randazzo hanno comportato per questa linea dapprima un’apertura molto ritardata ed oggi la definitiva chiusura al traffico.
Le popolazioni della zona tra la catena montuosa dei Nebrodi e delle Madonie a nord e l’Etna e colline interne a sud, sono state negli ultimi decenni dell’ottocento molto attive nel richiedere la realizzazione di una rete ferroviaria, il mezzo allora (ed anche oggi) più moderno per toglierle dall’isolamento. A posteriori queste istanze appaiono ben giustificate: al giorno d’oggi, la mancata realizzazione dei collegamenti richiesti ha fatto sì che tale territorio (pressappoco quello attraversato dalla strada statale 120 tra Randazzo e le Madonie) sia rimasto uno dei meno sviluppati della Sicilia. Oggi però questa mancanza si può trasformare in una risorsa, vista l’attrattiva che possono esercitare le vastissime estensioni incontaminate che in parte sono state protette nei parchi naturali regionali delle Madonie e dei Nebrodi.
Secondo i progetti promossi circa cent’anni fa il binario da Alcantara avrebbe dovuto seguire il tracciato poi realizzato e dopo Randazzo continuare per Cesarò, Troina, Nicosia, le Petralie e sboccare a mare a Termini Imerese; un altro tracciato, parzialmente realizzato con la Motta S. Anastasia - Regalbuto, prevedeva il passaggio per Agira, Leonforte e Nicosia. Quest’ultima città, se si fossero realizzate tutte le ferrovie proposte, sarebbe stata sede di un nodo ferroviario visto che si sarebbe qui incrociata una trasversale da Santo Stefano di Camastra verso Leonforte e Dittaino: fu realizzata la Dittaino - Leonforte e la sede stradale per la Leonforte - Nicosia nonché per il tronco iniziale della Santo Stefano - Mistretta, ma queste ultime due linee non vennero mai aperte al traffico.
L’Alcantara - Randazzo ha rischiato di seguire la stessa sorte: i lavori, iniziati nel 1928 e proseguiti negli anni successivi (i numerosi fasci littori visibili sui ponti testimoniano l'epoca della loro costruzione) si sono arenati nel 1933 quando si era giunti a realizzare la metà delle opere occorrenti, ma fortunatamente sono stati ripresi nel dopoguerra e conclusi con l’inaugurazione della linea il 4 giugno 1959. Nel frattempo il progetto di proseguimento del binario viene mutato ed anziché verso Nicosia si rivolge verso Carcaci riunendosi alla Motta S. Anastasia - Regalbuto, per fare forse un’assurda concorrenza alla Circumetnea: il risultato odierno è che le linee a scartamento ordinario sono chiuse, mentre l’antiquata FCE continua a lavorare con buon successo, e sono in corso i lavori per il suo ampliamento e rettifica.
Dopo gli entusiasmi della cerimonia d’inaugurazione l’Alcantara - Randazzo non riscuote l’interesse sperato, tanto che addirittura dopo sei mesi dall’inaugurazione già si parlava di soppressione. Fortunatamente, per l’opposizione delle popolazioni locali e per evitare la brutta figura di aver sperperato denaro pubblico in un’opera inutile, l’esercizio ferroviario, sia pure con un numero limitato di corse ed alcune interruzioni nei periodi feriali, è proseguito fino al 1994, quando la linea è stata chiusa per lavori di adeguamento all’esercizio a spola. Il 15 dicembre 2002 la linea è stata ufficialmente soppressa, ma si è trattato solo di un atto formale, vista l'assenza di traffico negli ultimi anni.
Nei primi anni il materiale motore era costituito per il servizio passeggeri da ALn 56 e 772, e per quello merci da vaporiere 940, che presentavano il vantaggio di non necessitare di giratura al capolinea, anche perché a Randazzo, concepita come stazione di transito, mancava la piattaforma girevole. Dopo il 1965 sono state utilizzate le ALn 668 serie 1500, che hanno assicurato il servizio fino alla chiusura della linea. Per evitare manovre di composizione anche sulle corse meno frequentate (quelle fuori dall’orario di entrata ed uscita degli studenti) le ALn 668 circolavano in coppia.
L’evento maggiore nella storia della linea è stata la sua interruzione, il 18 marzo 1981, ad opera del magma eruttato dall’Etna ad alcuni chilometri da Randazzo. La linea è stata in quell’occasione sepolta sotto uno strato di alcuni metri di lava, e la conseguente interruzione con limitazione del servizio a Moio Alcantara è durata circa tre anni. Il ripristino della linea è stato abbastanza impegnativo, essendosi dovuta scavare una lunga trincea nel materiale lavico e ricostruire integralmente il binario e le opere accessorie.
Dopo la fine del servizio merci sono stati bloccati per sempre gli scambi nelle stazioni (tranne ovviamente Alcantara), e l’esercizio della linea avveniva già col sistema a spola, con l’impossibilità di far circolare più di un treno in linea. Perché la linea potesse tecnicamente essere classificata a spola occorreva però automatizzare i passaggi a livello e centralizzare il comando dei segnali. Le stazioni, benché non più sede d’incroci, restavano infatti presenziate per il comando dei PL, che in alcuni casi erano comandati a fune. I segnali, splendidi semafori ad ala di seconda categoria, erano inutili (tranne quelli a protezione dei PL) per l’assenza di altro traffico sui binari. L’unico semaforo luminoso era quello posto in ingresso ad Alcantara.
I lavori di ricondizionamento della ferrovia hanno comportato l’installazione di segnali luminosi e di passaggi a livello comandati dal Dirigente Centrale Operativo con sede ad Alcantara, e la costruzione di pensiline in cemento sui marciapiedi di stazione, tipiche delle linee dove gli scali sono impresenziati.
Dalla chiusura la linea è stata utilizzata in pochissime occasioni per treni turistici a vapore, che hanno riscosso grande successo anche in giornate che per le condizioni meteorologiche non invitavano alle gite.
Il percorso
Dopo la partenza da Taormina il treno transitava dietro le case della parte più vecchia di Giardini Naxos e superata Alcantara si percorreva un’ubertosa campagna, con la vista a sinistra dell’Etna ed a destra dei primi contrafforti dei monti Peloritani. Non passa molta strada e la linea iniziava a salire sul fianco della valle tra alcune gallerie e dei viadotti che sono delle autentiche opere d’arte.
Giunti sotto Francavilla il treno effettuava un lungo giro prima di approdare alla relativa stazione, tra le più importanti della linea.
Da qui si proseguiva nel fondovalle, attraversando il fiume Alcantara con belle viste sul suo greto e percorrendo dopo un po’ la zona interessata dalla colata lavica, col binario in trincea. Poco prima di arrivare a Randazzo è interessante il PL a pochissimi metri da quello della Circumetnea. Dopo la stazione di Randazzo due binari dello scalo terminano con i respingenti in un trincerone che avrebbe dovuto costituire la sede della linea in proseguimento verso Bivio Salso e Nicosia.
Caratteristiche della linea
LUNGHEZZA: km. 37,523
Km.
Stazione 0+000
Alcantara 5+660
Gaggi 7+663
Graniti 12+773
Motta di Camastra 17+544
Francavilla di Sicilia 22+137
Castiglione di Sicilia 26+656
Moio Alcantara - Malvagna 31+461
San Teodoro 37+040
Randazzo
PENDENZA MASSIMA: 26 per mille
GRADO DI PRESTAZIONE: 25
VELOCITA' MASSIMA: 75 km/h (dati 1978)
Mezzi di trazione
locomotive a vapore: fino agli anni '70 i rari treni merci erano trainati da locomotive gruppo 940, tra cui le 008 e 036 oggi a Pistoia in attesa di restauro;negli ultimi anni vi ha fatto servizio la 740.244 in occasione di alcuni treni speciali organizzati dall’Azienda Provinciale Turismo di Catania
locomotive diesel: una D 443 è stata destinata, con scarso successo nei tratti più ripidi, alla spinta dei treni speciali di cui sopra. La società RFI ha comunque previsto la circolabilità su questa linea anche alle D 143, D 145 (con velocità limitata a 35 km/h), D 343, D 345 (entrambe in rango B), D 443 e D 445 1a serie (1001-1035), limitate anch'esse a 35 km/h. Non possono invece circolarvi le D 445 navetta (1036-1150),che in ogni caso dal 2001 non sono più in dotazione in Sicilia.
automotrici diesel: negli ultimi tempi di servizio circolavano le ALn 668.1500
Interventi di riqualificazione
La maggior parte dei possibili interventi, come si è visto in precedenza, sono stati già effettuati negli ultimi anni; si attendeva la riapertura della linea al traffico regolare, ma questa non e' mai avvenuta e la linea è ormai soppressa.
Molto vicino alla linea vi è una notevole risorsa turistica, ovvero le Gole dell’Alcantara, che attraggono una grande quantità di turisti anche per la vicinanza col polo ricettivo di Taormina. Finché il treno funzionava non effettuava la fermata in questa località, posta a metà strada tra le stazioni di Graniti e Motta di Camastra. Per aumentare la frequentazione della ferrovia sarebbe stato quindi utile istituirvi una fermata con i servizi relativi (sala d’attesa, bagni, eventuale biglietteria) che avrebbe potuto anche inserirsi in una sorta di metrò della costa ionica, con partenza da Letojanni e fermate, oltre a quelle esistenti, davanti all’Isola Bella e a Giardini - spiaggia Recanati.
Negli ultimi anni si è manifestato l'interessamento della Ferrovia Circumetnea all'acquisizione della linea: sarebbe senz'altro un'utile opportunità per ripristinare il servizio in una ferrovia troppo presto dimenticata.