martedì 4 gennaio 2011

Che fine ha fatto la tratta ferroviaria dell’Alcantara “Taormina-Randazzo”?…

Ad ogni fine anno è tempo di bilanci, sia per i singoli individui che, più in generale, per le comunità. E come nei normali bilanci, anche in quelli “politici” vi sono “voci” che si riportano perennemente nel “passivo”.

Nella Valle dell’Alcantara è questo il caso della riattivazione della tratta ferroviaria Taormina-Randazzo, argomento “principe” di convegni, tavole rotonde ed articoli di giornale quando… si è a corto di notizie.

Per quanto ci riguarda, da un punto di vista giornalistico la questione, sia pur importante, non ci “appassiona” più di tanto (perché preferiamo informare su fatti reali e non su argomenti “stantii” o mere “dichiarazioni d’intenti” di personaggi in cerca di notorietà o che vogliono apparire “operativi”…) e ci limitiamo ad occuparcene solo allorquando essa viene “rispolverata” da chi riveste ruoli istituzionali e, come tale, ha il dovere ed il potere di fare (o di spingere chi sta sopra di lui a fare) qualcosa di concreto.

Prendiamo atto, dunque, del lodevolissimo accorato appello che Antonino Damico, consigliere comunale a Castiglione di Sicilia, rivolge in questi giorni ai sindaci dei Comuni dell’Alcantara, alle deputazioni nazionale e regionale ed alle Amministrazioni Provinciali di Catania e Messina «affinché la tratta ferroviaria Taormina-Randazzo non venga a perdersi anch’essa nei meandri delle opere abbandonate».

Il consigliere Damico, prende, in particolare, spunto da quanto accadeva circa un anno fa, quando i vari organi d’informazione sbandieravano ai quattro venti che era giunta a buon fine, dopo tutta una serie di incontri romani presso il Ministero delle Infrastrutture, la trattativa tra Ente Ferrovie e Società “Circumetnea” affinché quest’ultima assorbisse la tratta dell’Alcantara.

Sta di fatto che, da allora, tutto continua “regolarmente” a tacere, con caselli che cadono a pezzi ed altri affidati a privati che vi hanno già iniziato a svolgere attività imprenditoriali (ma forse – è una nostra personalissima opinione – anziché non fare nulla è proprio questa la soluzione preferibile, visto che di rimettere sulle rotaie il “caro vecchio” trenino dell’Alcantara non se ne parla proprio…).

Veniamo, quindi, a quanto scrive Antonino Damico rivolgendosi ai “potenti” nostrani, anche attraverso il nostro sito Web.

«In tempi, come quelli attuali, di forte crisi economica – sostiene il consigliere comunale castiglionese – è dovere di tutti coloro i quali rivestiamo incarichi politici ed istituzionali giocare ogni carta per tentare di innescare l’agognata fase della ripresa. Ebbene: proprio la riattivazione di una preziosissima risorsa che abbiamo a disposizione, quale la tratta ferroviaria Giardini-Taormina-Randazzo, è un terreno su cui operare per arrecare benessere ed occupazione alle nostre comunità.
«Inoltre, che senso ha “bruciare” un patrimonio pubblico di miliardi di euro con stazioni lasciate nell’incuria e nell’abbandono più totali, e binari con traversine in legno facile preda di incendi dalla cui combustione si sprigionano esalazioni cancerogene altamente nocive per la salute umana?!

«Delle due, dunque, l’una: o questa tratta ferroviaria la si smantella (cosa lontana dalla nostra mente) oppure la si ripristina. In questo secondo auspicabile caso i benefici sarebbero notevoli, e non solo per i quattordici Comuni attraversati dal “trenino”, ma anche per quelli su cui, con l’annunciato assorbimento da parte della “Circumetnea”, tale tratta andrebbe ad innestarsi, quali Bronte ed Adrano sino ad arrivare a Catania. Verrebbero, così, “riavvicinati” luoghi e paesi, tanta gente si sposterebbe evitando di mettersi al volante delle inquinanti e “rischiose” automobili e per i turisti sarebbe più agevole raggiungere le nostre località, nelle quali potrebbero così crearsi nuove opportunità di lavoro, anziché continuare ad assistere alla triste “emorragia” dei nostri giovani alla ricerca di miglior fortuna al Nord Italia.
«La verità è che qui al Sud, ed in particolare in Sicilia, siamo alla “quarta emigrazione” in quanto, a differenza del Nord, rinunciamo scioccamente ad essere artefici del nostro destino ed a sfruttare le opportunità che abbiamo sotto mano. E dire che, anni fa, l’allora presidente della Provincia Regionale di Catania, On. Nello Musumeci, riattivò la tratta ferroviaria dell’Alcantara a fini turistici facendola percorrere (con partenza da Catania) da una caratteristica locomotiva d’epoca a carbone: fu un successo, ma nessuno, dopo di lui, ha più riproposto tale intelligente iniziativa.
«Chiedo, pertanto, a tutti i sindaci del comprensorio dell’Alcantara (ossia dei Comuni interessati) di incontrarsi al più presto per fare il punto sulla situazione (a quanto pare sempre stagnante…) ed ottenere risposte concrete da chi di dovere».

La tratta ferroviaria dell’Alcantara, attraversata dalla “mitica” Littorina, è rimasta “in vita” per circa un trentennio: solennemente inaugurata nel 1959, venne soppressa negli Anni Ottanta perché ritenuta “ramo secco”, ossia non più produttiva per l’ente ferroviario nazionale, già avviatosi lungo il sentiero della privatizzazione. L’assurdo è che, proprio qualche mese prima della chiusura, tale tratta è stata interessata da costosissimi lavori di ammodernamento (per svariati miliardi di vecchie lire), tra cui l’automazione dei passaggi a livello.

A che pro questo imponente sperpero di denaro pubblico visto che il destino della Taormina-Randazzo era già segnato?! Alla Corte dei Conti (organo deputato a giudicare sugli sprechi della pubblica amministrazione) l’ardua sentenza…

RODOLFO AMODEO

(http://www.messinaitalia.it/2010/12/che-fine-ha-fatto-la-tratta-ferroviaria-dell%E2%80%99alcantara-%E2%80%9Ctaormina-randazzo%E2%80%9D/#more-10329)